Tutto tornerà come prima, purtroppo.

Tutto tornerà come prima, purtroppo.

Mi trovavo in corso Torino, poco dopo l’uscita dal casello di Asti ovest, euforico, ubriaco di felicità aver dato l’ultimo esame all’Università, quella maledetta Economia II di Colombatto. Suona il cellulare, uno dei primi Nokia.

La voce di mia madre. Pronta la mia risposta…finito!

Invece quella volta fu lei a lasciarmi senza fiato. In TV veniva trasmessa quella che poteva sembrare la vera fine, quella del mondo, il primo aereo aveva centrato poco prima una delle Twin Tower, era l’11 settembre del 2001.

Una sensazione analoga risaliva a qualche anno prima, ai tempi del Liceo. Era il tempo del desert storm, delle dirette di Fede, del comandante Powell. Li però c’era l’incoscienza dell’età, sembrava un videogame dell’ultima Playstation, le immagini notturne, i bagliori nella notte, le prime missioni in diretta mondiale.

Poi, figlia di quella guerra, si sono susseguiti gli attacchi meschini dell’Isiss, che stranamente (ironia) si sono interrotti in concomitanza dell’attuale crisi economica dove le grandi potenze sono occupate in altre emergenze. Coincidenza. (altra ironia).

Ora il covid-19 che piuttosto che il nome di un virus è un codice di guerra, perché in una guerra siamo.

Una guerra dell’informazione prima, una guerra di poteri poi, una guerra dell’economia evidente. Come ogni guerra lascia sul campo dei morti, troppi, e degli eroi, grazie.

E’ una guerra silenziosa che negli occhi di mia figlia diventano domande, figlie dell’età. Quando si tornerà a scuola, quando si andrà al parco, quando si tornerà mare, quando? Non si sa ancora.

Sarà un ricordo indelebile, per noi e per lei. Per noi consapevoli e per lei inconsapevole di ciò che sta accadendo, ma che capisce bene che tutto questo non è la normalità.

Vedere la gente con la mascherina sulla bocca e la paura negli occhi non deve essere la normalità.

No, non può.

Si contano le decine di migliaia di vittime, la crisi economica inizia ad essere troppo evidente, in banca iniziano le speculazioni, in Parlamento torna in scena il peggior spettacolo che si possa offrire ad un cittadino.

Quando si parla di aiuti si evocano i bazooka finanziari, e quindi si, siamo in guerra a tutti gli effetti.

Questa guerra ha inesorabilmente messo in luce un’economia già fragilissima, un sistema delle imprese che stava implodendo e che ora è esplosa.

Due mesi di stop non sono sufficienti a ridurre allo stremo un sistema economico, a far chiudere le aziende. Qualcosa, troppo, già prima non funzionava.

Lo sapevamo, ora lo vediamo.

Le code davanti al banco dei pegni non sono una novità, esistevano prima ed esistono purtroppo ora. Esiste un reality dedicato all’American Jewelry and Loan, il più grande banco dei pegni di Detroit, ma quel reality va in scena settimanalmente in via Ottolenghi, a pochi passi da casa mia.

Così accade in tutte le città, da tempo.

Questa guerra ci ha dimostrato che qualcosa già non funzionava, non volevamo ammetterlo. Era solo una questione di pil e spread, prima, di pasti che il Banco Alimentare deve consegnare nelle case degli italiani, ora.

Sempre più accentuata sarà la distanza sociale in cui siamo caduti e questo è decisamente più preoccupante del distanziamento sociale che ci obbligherà nei prossimi mesi, perchè irreversibile, forse.

Cambierà qualcosa? Non penso.

Torneremo al Ristorante, quelli che ancora ci saranno. Torneremo al mare, nelle spiagge che apriranno. Torneremo all’October Fest, il prossimo anno. Torneremo allo stadio, non ci andavo già prima.

Ci saranno nuove forme di economie, la storia ci insegna che ad ogni guerra l’economia si rigenera e diversifica.

Sicuramente nelle prime settimane osserveremo il metro di distanza con gli sconosciuti, poi continueremo a guardarci con la stessa diffidenza che già avevamo prima.

Ma usciremo, ci divertiremo, spenderemo e daremo la colpa al politico di turno.

Purtroppo tutto tornerà come prima.

Possiamo però scegliere di non ripeter gli stessi errori riprogammandoci.

Ripartendo non da indici economici ma da indici umani, non pensando solo a ciò che fa vendere, ma a ciò che fa vivere, non rincorrendo un like, ma a godere del tempo.

Ora hanno scoperto i borghi, l’outdoor, il turismo slow. Ce lo dicono i saggi e quindi tutti ora ci crediamo e siamo alla ricerca dei luoghi più sperduti per farli diventare un’oasi della sicurezza (presto sarà della sicurezza di lusso). Tutti, anche quelli che fino a qualche settimane fa volevano i turisti solo se sotto il sedere avevano una Tesla…ora anche se arriverai in bike o indosserai scarpe da ginnastica comprate alla Decathlon andrai bene lo stesso, perché come dice ancora qualcuno…il turista è un portafoglio con le gambe (o con la Tesla?).

Riprogrammiamoci, noi abbiamo già iniziato!

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