Cosa sarà del turismo?

Cosa sarà del turismo?

Per il mercato italiano la stagione turistica inizia di fatto con la chiusura delle scuole, per quello straniero invece il mese di maggio, con la Pentecoste, è già un mese decisivo. Ogni Paese estero ha poi una sua specifica stagionalità e i mercati che andranno maggiormente in crisi nel post covid-19 saranno, oltre a quelli europei, gli Usa, il Canada e ovviamente la Cina. La grande incognita saranno i turisti nordici.

Abbiamo ormai capito che per risollevare il nostro settore, almeno nel prossimo semestre, dovremo puntare sul turismo di prossimità e quindi sul mercato italiano. E’ importante però fare alcune riflessioni dati alla mano.

I flussi esteri producono una spesa complessiva di oltre 40 miliardi di euro. Complessivamente nel 2018 l’Italia ha registrato oltre 429 milioni di presenze con un trend in costante crescita, con l’ultimo decennio che ha anche segnato una tendenza molto chiara: il turismo domestico, quello degli italiani in Italia, ha risentito pesantemente della crisi economica tanto che i flussi sono diminuiti costantemente dal 2008 al 2014 per poi recuperare terreno solo dal 2015; il turismo dall’estero ha invece mostrato un andamento decisamente migliore con una crescita a ritmi sostenuti tanto da far registrare un +34% sul 2008.

Questi dati spiegano bene quanto sia rilevante attualmente la componente internazionale per il nostro Paese: dal 2017 gli stranieri rappresentano infatti più del 50% delle presenze totali.

Altra questione troppo spesso dimenticata è il valutare il turismo come un fattore trasversale a tutti i settori dell’economia del nostro Paese. Il settore della ricettività e della ristorazione rivestono un ruolo fondamentale, ma rappresentano poco più del 50% delle ricadute sul Pil. Dobbiamo quindi parlare di filiera del turismo: per 100 euro spesi dai turisti oltre un terzo va al settore della ricettività, 13 euro a quello della ristorazione, 12 allo shopping, 7 a quello del trasporto aereo, circa 6 alla logistica, 4 ai tour operator, 3 ai servizi culturali, sportivi e ricreativi. Altri 20 infine vanno nella voce altri servizi. (Dati del Centro Studi Touring Club).

Se vogliamo fare una vera politica di “rinascita” turistica non possiamo e non dobbiamo guardare solo al settore alberghiero ed extra-alberghiero e alla ristorazione, ma a tutto il sistema.

L’improvviso mutamento delle nostre abitudini ci aiuterà a comprendere meglio il nostro ruolo e la nostra responsabilità nei confronti del mondo. Non sono mai stato un simpatizzante del marketing della Thumberg, ma sicuramente saremo più consapevoli e dovremo avere un approccio diverso verso “gli altri” e verso il territorio.

Sarà sicuramente il momento di riscoprire la nostra Italia e vinceranno le Piccole Italie, quelle realtà non ancora del tutto inserite nei circuiti del turismo di massa. Saranno vincenti perché un territorio nuovo e da scoprire, con ancora un minor flusso di turisti, sarà percepito come più sicuro.

Ecco quindi che la “sicurezza” entrerà di prepotenza nel vocabolario di chi crea sistemi e prodotti turistici. Accanto a “emozione” ed “accoglienza” sarà proprio sulla parola “sicurezza” che, per forza di cose, focalizzeremo l’attenzione e il nostro lavoro nei prossimi mesi e forse anni.

Non sarà un lavoro facile, perché la sicurezza al pari del concetto vero di “accoglienza” (per piacere non confondete ancora “accoglienza” con “educazione”), dovrà essere veicolata non solo in modo oggettivo, assenza di pericoli ad esempio, ma a livello soggettivo.

La sicurezza dovrà quindi essere trasmessa grazie ad un atteggiamento empatico da parte dell’operatore verso il nostro turista/consumatore.

Ancora una volta quindi a vincere sarà non tanto la destinazione in sé quanto il livello di qualità che riusciremo a dare, del rapporto che creeremo con il cliente, di come capiremo ed interpretermo le singole esigenze e soprattutto come sapremo rispondere.

Sarà sempre più importante il rapporto umano che si instaurerà con il turista, perchè sempre più saranno al centro dei nostri processi le persone.

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2 Comments

  1. L’ultima parte dell’articolo mi fa pensare a tutte quelle destinazioni che splendono di luce propria e che negli anni hanno sicuramente trascurato il rapporto con il turista.
    Penso ai Menu turistici, ai negozi di souvenir mordi e fuggi, alla massa che si riversa e all’interno della quale in fondo ti senti solo un numero.
    W i borghi e l’autenticità dei rapporti, la valorizzazione dell’identità locale e della cultura immateriale di cui essi sono ricchi.

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