Le storie di mercanti, briganti e contrabbandieri

Le storie di mercanti, briganti e contrabbandieri

Le vie del sale tra Piemonte e Liguria erano nel Medioevo terre di passaggio di pastori, pellegrini, mulattieri, commercianti e viaggiatori che dal Ponente ligure e dalla vicina Provenza raggiungevano, tramite i passi alpini, il Piemonte dando vita a fitte reti di scambi. Il territorio compreso tra le Alpi ed il Mar Ligure è costellato da testimonianze concrete di questi passaggi costanti: chiese, monumenti, castelli, centri storici e palazzi d’epoca, “hospitali” cioè luoghi di sosta e di preghiera, sentieri, mulattiere.

Il sale fu per lungo tempo, sin da epoca romana, uno dei principali sistemi di conservazione del cibo (“salario” deriva appunto dalla paga dei soldati romani: infatti, parte dello stipendio di militari e impiegati civili era costituito da una razione di sale) e costituiva una merce preziosa, costoso ne era, quindi, il commercio e il trasporto. Si racconta anche che, talvolta, il commercio delle acciughe sotto sale venisse usato per dissimulare il trasporto di sale e la relativa gabella, si arriva anche ad ipotizzare una nascita della bagna cauda lungo i percorsi di viaggi commerciali.

Un mondo antico che ritorna nel libro “Il salto dell’acciuga” di Nico Orengo che disegna una sua speciale geografia poetica che è al tempo stesso reale e fantastica, concreta e fiabesca. Un paese dell’anima, anche se è identificabile in quelle terre di Liguria tra Francia e Italia, dove il mare e le colline, le piante e le rocce, i fiumi e i boschi si confondono in una continua «dogana d’amore», come recita il titolo di uno dei suoi libri più fortunati. L’adesione che Orengo sente per quel suo mondo si traduce in storie di ieri e di oggi, in delicati acquerelli, in cataloghi portentosi di animali d’acqua e di terra, di erbe e piante di orto e di giardino che sulle sue pagine sembrano acquistare suggestioni, incanti e profumi mai provati prima. Orengo prova a superare la cresta delle colline e dei monti che cingono i «suoi» territori, e a spingersi verso il Piemonte. Lo fa seguendo una traccia antica e avventurosa, proprio quella del commercio del sale e delle acciughe, un traffico che si perde nella notte delle fiabe e dei miti. Sono stati forse gli arabi, stanchi di troppe guerre e scorrerie, a farsi mercanti di quel «pesce» che si conserva nel tempo? quali agguati attendevano i carretti degli acciugai? fin dove arrivavano i loro commerci? quali sono i riti e i canti che accompagnano la bagna caoda? ed è possibile che sia nata proprio sulle spiagge di Liguria, magari nei recipienti in cui tre vecchi pescatori pestano all’alba frammenti di pesce secco?
Orengo racconta, ricorda, intreccia notizie storiche e storie di paese, insegue mestieri perduti, odori e colori, si incanta, ci incanta, accompagnandoci alla scoperta delle verità poetiche e umane che si nascondono nei viaggi millenari del sale e dell’acciuga.

Oggi quelle “Vie del sale” hanno perso la connotazione commerciale assumendo un ruolo importante per il turismo outdoor ma sono molte le tradizioni ancora legate a queste antiche vie di comunicazione. Fra essi, il Cammino di culto di Santa Limbania, ad esempio, segue il percorso dei mulattieri che trasportavano le merci dai porti genovesi al Piemonte tramite la via dei Giovi.  Oppure quello che si snoda verso l’antica via del sale che collega questo tratto di Liguria con il Piemonte, sino ad arrivare alla chiesetta di Rocca Grimalda. Ogni anno il percorso è praticato da un manipolo di coraggiosi volontari, che in tre giorni ricalcano fedelmente la strada che, un tempo, faticosamente vedeva il transito del sale e di altre merci. Nonostante i controlli e la sorveglianza, che nei secoli passò dai feudatari al Regno di Sardegna e ai Granducati di Parma e di Piacenza, il rischio di scorrerie violenza per i viaggiatori era alto: le strade erano percorse sia da contrabbandieri che affrontavano viaggi impervi per eludere i dazi, sia da veri e propri briganti che aspettavano i viandanti sulla sommità dei monti per depredarli.

Nella zona di Voltri, sulla via dei Giovi, si trova ancora oggi la “Cà delle anime”.  La sua triste fama è dovuta al fatto che secondo una leggenda nel Medioevo ci fosse una locanda molto frequentata da mercanti, pellegrini e semplici viandanti. I locandieri però erano delle persone tutt’altro che raccomandabili e pensarono bene di arricchirsi derubando ed uccidendo i malcapitati clienti che si fermavano a pernottare. I proprietari furono imprigionati e la locanda rimase disabitata per molti decenni. La popolazione si teneva alla larga da quel posto, in quanto lo ritenevano maledetto e, anche quando fu nuovamente abitata da una famiglia di sfollati nel secondo dopoguerra, le manifestazioni soprannaturali che vi accaddero furono così inquietanti e da costringere la famiglia ad abbandonare la casa.

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